INTERVISTA AL SIGNOR VALTER SCAVOLINI

Qual è stato il suo percorso professionale?
Ho fondato l'Azienda a Pesaro nel 1961 insieme a mio fratello Elvino. Eravamo giovanissimi ed in pochi anni ci siamo trasformarti da piccola azienda per la produzione artigianale di buone cucine in una delle più importanti realtà industriali del Centro Italia. In quegli anni, si era appena concluso il felice, celebre, momento del "miracolo italiano" ma continuava a svilupparsi il reddito delle famiglie italiane e si stava consolidando una collettività del benessere che richiedeva sempre più nuovi e qualificati prodotti per l'arredamento. Il momento era dunque favorevole alla nascita di nuove imprese del settore: abbiamo iniziato producendo cucine in tamburato laccato ai poliesteri, con ripiani in laminato plastico, composte da buffet, il tavolo e le sedie. Ma ben presto abbiamo intrapreso la produzione, in parte meccanizzata, di cucine componibili, fino a 30 in serie: questo, in sintesi, è stato l'inizio della storia della nostra marca, del nostro prodotto e della nostra avventura. Un percorso che ci ha portato nel 1984 a conquistare la leadership del settore in Italia e che tutt'ora deteniamo.
Già dai primi anni di attività, abbiamo gradualmente aumentato il fatturato e abbiamo, in modo costante, ampliato le dimensioni iniziali della sede di produzione. Nel 1967, abbiamo inaugurato lo stabilimento di Montellabate laddove lavoravano 20 dipendenti su una superficie di 1.200 mq. che oggi sono diventati 500 per una superficie di 175.000 mq. (di cui 75.000 coperti).
Il 1967 è stato particolarmente importante anche perché Scavolini ha assunto la connotazione di una struttura societaria, passando da micro-impresa ad industria, con una rete di vendita di ampiezza nazionale.
Il 1975 è l'anno del grande balzo in avanti: abbiamo iniziato ad investire in pubblicità a livello nazionale, anche con spazi pubblicitari televisivi della RAI. Questa scelta risultò felice perché contribuì ad incrementare in modo ragguardevole il fatturato (da 3 miliardi nel '75 a 19 nel '79), segnando così il nostro ingresso nel gruppo delle imprese conosciute dal grande pubblico. Questo è il primo esempio del vigoroso impegno pubblicitario che ha sempre rappresentato per noi un'importante scelta strategica su cui abbiamo investito risorse e continuiamo ad investire costantemente: siamo stati, infatti, i precursori nell'utilizzo del media televisivo per il settore dell'arredamento. Nasce così il noto slogan "la cucina più amata dagli Italiani" che è, ormai, entrato a far parte delle espressioni gergali del linguaggio comune. Infine, nell'anno 1996, per completare il piano programmato di consolidamento ed espansione, abbiamo intrapreso la strada della diversificazione dell'offerta creando il Gruppo Scavolini: lanciando il marchio Ernestomeda che si posiziona nella fascia medio-alta/alta e la linea Scavolini Basic che copre la fascia medio/medio-bassa.

Cos'ha ottenuto sino ad oggi? E cosa spera di ottenere ancora?
La nostra Azienda rappresenta uno dei punti di riferimento del settore arredamento e costituisce uno dei marchi italiani più conosciuti in Italia e all'estero.
Indagini di mercato hanno, infatti, dimostrato che il nome ed il marchio Scavolini hanno una notorietà spontanea (con una penetrazione che sfiora il 100%) che li colloca ai primissimi posti tra le grandi marche italiane ed internazionali. Il livello di notorietà sollecitata è del 97% (con una media del 63% per le prime dieci aziende di cucine).
Che cosa spero di ottenere ancora? Un continuo miglioramento per assicurare sempre l'alta qualità e lo stile 100% Made in Italy ai nostri consumatori in tutto il mondo.

Come si raggiunge il vero equilibrio tra lavoro e tempo libero?
Lavorare con passione e soprattutto insieme alla propria famiglia, da sempre per me il valore fondamentale sul quale ho basato tutta la mia vita: ho fondato la Scavolini con mio fratello Elvino ed ora, che purtroppo lui ci ha lasciato, lavoro tutti i giorni fianco a fianco con i miei e i suoi figli.
Non solo in Azienda il clima è quello di un gruppo… di una grande famiglia: abbiamo dipendenti che lavorano con noi da sempre, siamo cresciuti insieme. E ormai non ci lega solo la passione per la nostra azienda ma anche profonde amicizie. Con i miei dipendenti ho creato il gruppo del ciclismo, poi ad unirci ancora di più c'è il tifo per le nostre squadre di basket e pallavolo.

Quanta importanza riveste la dea bendata nell'attività dell'impresa?
Come nella vita non si può far molto affidamento alla fortuna, bisogna costruire giorno per giorno, basandosi sulle proprie forze e capacità.

Ritiene, l'attuale, un momento adeguato per dare inizio ad una nuova attività imprenditoriale?
Non è sicuramente dei migliori, l'attuale contesto socio-economico e quello legislativo non sono sicuramente favorevoli, ma credo che se un'azienda possiede un progetto vincente possa raggiungere il proprio obiettivo in ogni momento.

Quali sono le imprese più colpite dalla crisi?
Direi che non c'è un settore più colpito di altri … per la prima volta tutti i settori e in tutto il mondo sono stati colpiti. Questo è sicuramente uno dei lati negativi della globalizzazione.

La crisi ha generato grandi mutamenti soprattutto nei comparti della finanza e dell'industria.
Secondo lei come si rifletteranno queste alterazioni nel mondo del lavoro?
Ritengo che tutti dovremmo adattarci a questi cambiamenti ma saranno più forti per le aziende non preparate. Nel nostro percorso abbiamo vissuto molti adattamenti alle mutevoli condizioni dei mercati, ai cambiamenti nei modi di vivere, all'affacciarsi di nuove tecnologie, ma non abbiamo mai subito drastici cambiamenti di rotta, siamo rimasti fedeli ad uno stile, ad un modo di essere marca, di programmare con meticolosità ogni mossa per guidare la crescita senza squilibri, senza compromessi sulla qualità e sul servizio, per mantenere il consenso del pubblico.

Cosa dovrebbe insegnare la scuola moderna per preparare i giovani a fronteggiare, al meglio, le insidie future legate al mercato del lavoro?
Credo sia necessario sviluppare una maggiore attività di ricerca ed un maggiore legame tra scuola e industria, condizione necessaria – che trovo oggi troppo poco sviluppata - per offrire un percorso formativo completo in grado di preparare sempre di più gli studenti anche a livello pratico.
Quello che spesso registriamo, infatti, è l'assenza di un legame tra la formazione e l'industria. I giovani designer appena laureati e diplomati sono molto preparati dal punto di vista teorico, conoscono molto bene i programmi informatici di rendering ma sono troppo poco preparati a livello di progettazione pratica. Ritengo invece fondamentale per un miglioramento della qualità della formazione lo sviluppo di questo legame. All'estero, per esempio, le scuole prestano più attenzione a questo fattore, sempre più rilevante.

La storia dell'emigrazione italiana è anche una storia di larghi trionfi, una storia di umili operai divenuti, poi, apprezzabili imprenditori e di illustri connazionali, professori universitari e celebri avvocati eletti nei Parlamenti degli Stati in cui hanno vissuto ed operato. Come vede tutto ciò?
Da italiano sono molto orgoglioso come lo sono profondamente dei traguardi che la nostra azienda ha ottenuto e sta ottenendo in tutto il mondo… in qualche modo è anche questa la storia di un' "emigrazione" di successo! Al momento abbiamo importanti progetti che coinvolgono in modo particolare gli Stati Uniti e l'India ma anche tutti gli altri Paesi emergenti dove il prodotto Made in Italy è sempre più apprezzato e ricercato.

Assoii-Suisse si pone come obiettivo primario la sana e trasparente rappresentanza delle nutrite imprese, con capitale umano, italiano, in Svizzera. Cosa consiglia ai vertici di Assoii-Suisse? E agli associati?
Dare consigli è sempre molto difficile, sopratutto in riferimento a realtà che non si conoscono perfettamente: quello che mi sento di dire è che occorre continuare a fare leva sui valori dell'italianità, dell'innovazione e del gusto che ci contraddistinguono nel mondo. E' il solo modo che abbiamo per vincere la globalizzazione: aumentare il valore aggiunto della nostra offerta, a prescindere da dove sia localizzata l'attività.
A chi amministra il consiglio è sempre lo stesso: onestà e voglia di fare bene.

Intervista rilasciata nel 2010