INTERVISTA ALL'EX MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D'ITALIA ON. FRANCO FRATTINI

Abbiamo salutato con immensa stima ed interesse la sua nomina a Ministro degli Affari Esteri.
Rivolto alle nuove generazioni come pensa di dar loro più visibilità in ambito politico?
Se guardo alla mia parte politica, il processo ed il percorso di rinnovamento che si è sviluppato, a partire da questo inizio di ciclo della legislatura, è sicuramente promettente per le giovani generazioni. Possiamo, quindi, affermare che è in atto un ricambio generazionale importante che avrà come conseguenza una maggiore visibilità politica di giovani dirigenti.
Anch'io – nel rispetto delle competenze e dell'esperienza – sono un fautore di politiche che incentivino la responsabilità dei giovani anche nella carriera diplomatica.

Pensa vi siano modalità di partecipazione dei giovani alle scelte politiche future?
Cosa il governo italiano, ed in particolare il suo Ministero, dovrebbero fare per mantenere radicati al tricolore i figli dei nostri connazionali che vivono ed operano all'estero?
I giovani connazionali all'estero dimostrano un reale interesse verso il Paese d'origine ed una spiccata capacità associativa.
Tutto ciò è emerso con chiarezza durante l'ultima Conferenza Stato – Regioni/Province Autonome - CGIE, evento al quale sono stati invitati i tanti rappresentanti dei giovani nel mondo e che loro stessi hanno contribuito ad arricchire con numerose proposte e spunti innovativi.
Questo governo tiene in forte considerazione il ruolo dei giovani e li considera una risorsa fondamentale per l'attuazione delle politiche degli Italiani all'estero al nostro Paese.
Naturalmente è molto importante tenere vivo il legame tra le nuove generazioni e l'Italia, legame che è innanzitutto culturale.
Per questo motivo, il Ministero degli Affari Esteri ha finanziato, per l'anno accademico 2008/2009, 24.535 corsi di lingua e cultura italiana, cui hanno partecipato 428.684 studenti.

In tema di politica per gli Affari Esteri Italiani quali sono stati i più significativi cambiamenti rispetto ai precedenti governi?
Indipendentemente dai governi che si sono succeduti nel dopoguerra, le linee vitali della politica estera italiana sono rimaste sostanzialmente inalterate.
Il forte legame transatlantico con gli USA, il rafforzamento dell'Europa comunitaria, la vocazione mediterranea del nostro Paese rimangono al centro dell'azione dell'Italia sullo scenario internazionale.
Tuttavia questo governo ha dato un particolare impulso al processo di allargamento dell'Unione Europea ai Paesi balcanici (è dei giorni scorsi la rimozione dei visti ai cittadini serbi per l'entrata nella UE) che riconoscono pubblicamente al governo Berlusconi un'attenzione speciale alla loro aspirazione di entrare a far parte dell'Europa che conta.
La nostra diplomazia ha rafforzato significativamente le relazioni con Paesi come la Libia (con la quale abbiamo chiuso definitivamente il contenzioso coloniale aprendo una nuova pagina con grandi prospettive), la Russia e la Turchia da tenere agganciata all'UE.
Un capitolo a parte è l'apertura di un dialogo continuativo con i Paesi del Golfo con i quali non si può avere un dialogo esclusivamente incentrato sui singoli capitoli energetici, ma che vanno coinvolti per l'importante ruolo di stabilizzazione che possono esercitare nell'area medio-orientale, incluso il conflitto israelo-palestinese.
"Last but not least" vorrei citare la grande sensibilità che il governo mantiene sulle tematiche dei diritti umani e in particolare dei diritti delle donne.

Qual'è la sua illustre opinione sulle recenti nomine alle cariche più importanti dell'Unione Europea?
Pensa che rafforzeranno o indeboliranno il ruolo dell'Europa su scala mondiale?
Salutiamo positivamente la nomina delle due alte cariche all'Unione Europa, si tratta di personalità competenti che dovranno contribuire a far ripartire l'Europa di fronte alle numerose sfide che investono la stabilità economica, la formazione, la sicurezza fisica dei cittadini e l'azione esterna per rafforzare l'immagine dell' UE come attore e protagonista sullo scenario internazionale. In un mondo multipolare dove il potere economico e politico si sposta verso il Pacifico, lo sviluppo di una politica estera e di difesa comune europea è il solo antidoto alla marginalizzazione del Continente europeo.
Formule come il G2 non possono reggere da sole e la "gamba" europea è indispensabile se sarà in grado di rafforzare l'unità e la coesione interna.

Spesso, negli ultimi tempi, si parla della fuga di cervelli dall'Italia. Fonti governative affermano l'esistenza di un piano per incentivare il rientro dei ricercatori italiani.
Cosa può aggiungere in proposito?
Il Ministero degli Esteri punta sulla cooperazione universitaria, l'internazionalizzazione del nostro sistema accademico oltre alla cooperazione in termini di tecnologia e ricerca perché sono le nuove frontiere della politica estera italiana.
In questo quadro, esiste una forte collaborazione interistituzionale tra i vari Ministeri, Enti, Università ed enti di ricerca per migliorare la competitività globale del sistema universitario e di ricerca italiano, che già presenta punte di assoluta eccellenza e leadership in settori ad alta tecnologia.
Un esempio per tutti, le posizioni di leadership al CERN di Ginevra.

In questi ultimi anni si è assistito, sia in Italia sia all'Estero, ad un forte e marcato sviluppo dell'associazionismo in vari settori culturali, imprenditoriali, educativi ed assistenziali con propositi e contenuti sempre più complessi.
Assoii-Suisse è l'associazione degli imprenditori italiani in Svizzera, nata per sostenere attivamente e fornire visibilità agli associati che operano sul territorio elvetico.
Il Ministro degli affari Esteri è soddisfatto di tale iniziativa?
Le associazioni italiane all'estero, poco meno di seimila, costituiscono un trait d'union fondamentale tra i nostri connazionali e la realtà sociale e culturale del Paese d'origine.
Grazie ad una diffusione più capillare, ad un contributo sempre più efficiente nonchè al dinamico adeguamento alle nuove esigenze dei connazionali, il nostro associazionismo all'estero ha dimostrato di saper rispondere alle mutevoli e rinnovate aspettative delle collettività di riferimento.
Tutto questo naturalmente vale, allo stesso modo, per le associazioni di imprenditori ed - in particolare - per l'ASSOII che dal 2003 riunisce gli imprenditori italiani in Svizzera.
Il Ministero degli Affari Esteri si rende conto delle enormi potenzialità dell'associazionismo imprenditoriale e sta lavorando per creare una Rete Telematica degli Imprenditori Italiani all'Estero.

L'associazione, con sede centrale a Zurigo ed uffici periferici su tutto il territorio della Svizzera, opera senza fino di lucro.
Crede possibile un intervento del governo italiano, nelle forme più adeguate, a pieno sostegno dell'associazione?
Il Governo Italiano è impegnato a sostenere l'internazionalizzazione delle imprese, nonché la promozione dell'immagine del Paese all'estero. Ovviamente la Svizzera è un mercato estero di riferimento e di chiara importanza, sia per la prossimità geografica, sia perché la bilancia commerciale bilaterale è particolarmente significativa.
Pertanto, l'ampia gamma di servizi offerti dall'Associazione Assoii-Suisse alle imprese italiane e la sua diffusa presenza sul territorio svizzero la rendono un soggetto particolarmente interessante.
A tale scopo, ricordo che il Presidente del Consiglio ha emanato nell'agosto 2008 una direttiva che ribadisce la centralità della figura dell'Ambasciatore, come rappresentante del Paese Italia all'estero, e il ruolo dell'Ambasciata come fulcro del coordinamento di tutti i soggetti che collaborano per la promozione dell'Italia a livello internazionale.
Aggiungo, inoltre, che altri soggetti importanti che operano all'estero a sostegno delle imprese italiane sono gli uffici ICE e le Camere di commercio italiane all'estero. In particolare, queste ultime sono riunite in AssocamerEstero e possono essere riconosciute dal Ministero dello Sviluppo Economico, avendo così l'opportunità di accedere a un parziale cofinanziamento delle spese promozionali sostenute per specifiche progettualità condivise e programmate congiuntamente con Assocamerestero e il MSE.

E' di prossima pubblicazione un volume di pregio dedicato agli associati, le cui pagine ci forniranno quasi un'analisi del popolo di imprenditori che compongono l'associazione.
Ognuno di loro è il protagonista della propria storia che decide di dare una svolta significativa alla propria vita.
Parte dei proventi saranno utilizzati per finanziare l'associazione. Cosa ne pensa del progetto?
Mi sembra un'iniziativa molto utile che evidenzia la vitalità di una realtà quanto mai variegata che si trova a far fronte a sfide decisive in tempi come questi di una difficile uscita dalla crisi quando necessita grande coraggio e responsabilità nella gestione imprenditoriale e della forza lavoro.
Un'indagine sulle motivazioni che spingono alcuni di noi a trasformarsi in imprenditore può senz'altro servire a capire quali siano gli incentivi migliori che i politici possono mettere in campo per far ripartire l'economia e ridare fiducia ai consumatori.

Alcuni economisti ritengono che gli effetti della crisi, che ha toccato il mondo intero, siano passati.
Noi di Assoii-Suisse abbiamo cercato di non subire il cambiamento ma di governarlo o almeno cercare di comprendere in quale direzione conducesse.
Quando si gareggia per vincere, la cooperazione deve scalzare la competizione.
Quali suggerimenti pensa di dare all'Assoii-Suisse per presentarsi al meglio sui mercati della globalizzazione?
La recente crisi finanziaria internazionale ha dimostrato l'importanza di mantenere una solida capacità produttiva e ci ha chiaramente indicato che la persistenza di un settore industriale forte, oltre che di un avanzato comparto dei servizi, è alla base delle possibilità di mantenere un buon livello di competitività a livello internazionale.
L'Italia, con il suo forte tessuto di PMI che, come noto, costituiscono circa il 94% del totale delle imprese italiane, ha saputo mantenere un buon livello di capacità produttiva e, infatti, il nostro export, pur soffrendo della riduzione del PIL e delle capacità di acquisto di molti nostri mercati esteri di riferimento, è sceso meno di quanto ci potessimo aspettare.
Nel nuovo scenario internazionale che si sta aprendo in questi mesi in cui si vedono i primi segnali di ripresa, gli scenari collaborativi dovranno indubbiamente prevalere.
Come dimostra anche la nota teoria economica dei giochi, i vantaggi che il sistema può avere da logiche di squadra sono superiori rispetto a quelli in cui gli attori si muovono in concorrenza o indipendentemente l'uno dall'altro.
Sarà importante quindi che, sia all'interno dei confini nazionali sia - soprattutto - all'estero, l'Italia si sappia muovere in una logica coesa e solidale, in una logica, per l'appunto, di Sistema Paese.
In questo approccio, l'Assoii-Suisse potrebbe utilmente mettere in atto logiche collaborative con gli altri soggetti italiani che operano in Svizzera, partendo dal favorire programmazioni e progettualità di sistema, che sappiano interpretare anche le istanze dell'ampio prospetto di soggetti pubblici e privati presenti sul territorio.

I sistemi di rappresentanza, tra cui Assoii-Suisse, sono una forza ragguardevole di sana coesione sociale e identificativa, alla costante ricerca di solidità, capacità operativa e sovranità governativa interna. Pensa che tali parametri possano bastare per vederci, in futuro, come iniziatori di valide proposte?
Credo fortemente nell'associazionismo come strumento democratico e liberale per l'espressione degli interessi collettivi.
L'associazionismo trova particolare costrutto in ambito economico e imprenditoriale laddove, senza arrivare necessariamente alle logiche corporativistiche, può permettere una sana e costruttiva espressione delle istanze dei comparti produttivi.
Il principio di rappresentanza che sta alla base dell'associazionismo è già di per sé un fondante elemento per garantire la validità delle proposte che possono essere avanzate.
Tuttavia, in tempi in cui i vincoli di bilancio pubblici e anche delle imprese sono soggetti ai forti limiti imposti dalla contingenza della crisi internazionale, credo che le proposte, oltre che valide, debbano essere economiche, nel senso etimologico del termine.
E' necessario cioè che le proposte partano da un esame delle risorse e da un'analisi costi – benefici. In tal senso, unire le forze è un presupposto inevitabile.
Ecco perché sostengo ancora una volta l'importanza del coordinamento che l'Ambasciata è chiamata a svolgere sul terreno, unitamente all'utile raccordo operativo sulle progettualità da svolgersi in primis con i soggetti deputati all'internazionalizzazione delle imprese e tra questi la Camera di commercio italiana di Zurigo.

Intervista rilasciata nel 2010